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Perché le cellule staminali sono così promettenti per la cura della sclerosi multipla?
Cosa possiamo aspettarci dalla ricerca in questo campo nei prossimi anni?
La dottoressa Angela Genchi, specialista in neurologia, risponderà a queste e a tutte le altre domande.
Con il termine “cellule staminali” si indicano delle cellule non specializzate, cioè che non hanno ancora acquisito una funzione specifica nell’organismo; potremmo dire che sono delle “cellule bambine”, in grado di trasformarsi in diversi tipi di cellule mature.
Le cellule staminali sono state scoperte all’inizio degli anni ‘60 dagli scienziati canadesi Ernest A. McCulloch e James E. Till. I due ricercatori identificarono le cellule staminali ematopoietiche durante i loro studi sulla capacità rigenerativa delle cellule del midollo osseo.
Esistono tanti tipi di cellule staminali, ed è importante tenerlo a mente perché ogni tipo di cellula staminale ha la sua applicazione, che può essere diversa anche all’interno di una stessa malattia.
Nella sclerosi multipla utilizziamo in fase di sviluppo tre principali tipi di cellule staminali: ematopoietiche, mesenchimali e neurali. Approfondiremo nei prossimi paragrafi queste tre tipologie principali
Le cellule staminali possono assolvere a due compiti differenti:
La fonte più comune (e probabilmente la più studiata) per le cellule staminali adulte è il midollo osseo, che contiene due tipi di cellule: cellule del sangue che formano le cellule ematopoietiche e cellule staminali mesenchimali.
Le cellule staminali neurali sono invece cellule multipotenti presenti nell’embrione, capaci di autorinnovarsi e di generare i tre principali tipi di cellule che costituiscono il cervello adulto (neuroni, astrociti e oligodendrociti).
Particolare interesse hanno generato le staminali del cordone ombelicale, queste sono però staminali ematopoietiche o mesenchimali. In realtà sia le staminali ematopoietiche che mesenchimali possono essere ottenute più semplicemente e in maggiore quantità dal sangue della persona nel momento in cui necessita di quella cura. Le staminali del cordone ombelicale non hanno quindi molte potenzialità nella sclerosi multipla; invece è importante il congelamento del sangue del cordone ombelicale da donare, in quanto può essere una fonte di staminali ematopoietiche per persone che hanno una malattia ematologica e che devono essere sottoposte al trapianto di midollo osseo.
Le cellule staminali sono presenti in tutti gli organi e servono per il differenziamento e la riparazione dei tessuti. Oggi quelle ematopoietiche sono usate per la terapia dei tumori del sangue nel trapianto autologo per alcuni casi nella sclerosi multipla. In generale sono molto studiate nella speranza che domani aiutino a curare diverse malattie che hanno una degenerazione dei tessuti.
Oggi le staminali ematopoietiche sono l’unico tipo di cui è stata dimostrata l’efficacia nella sclerosi multipla. È una strategia terapeutica estremamente efficace ma in una categoria di pazienti che sono principalmente quelli con forme attive di malattia (in cui l’attività infiammatoria è preponderante), quindi, pur semplificando, possiamo dire efficaci nelle forme recidivanti remittenti ad elevata attività di malattia o nelle forme progressive in cui la componente infiammatoria è ancora molto marcata.
Le staminali ematopoietiche sono appunto cellule staminali del sangue che una volta differenziate, una volta maturate, si trasformano nelle cellule del sistema immunitario. La terapia funziona in quanto il sistema immunitario viene resettato e sostituito da uno nuovo creato con le staminali, quindi non sono efficaci nelle forme di malattia in cui a prevalgono i meccanismi di neurodegenerazione perchè non hanno un elevato potenziale riparativo.
In tal senso la ricerca ha spostato un pochino la sua attenzione verso le staminali non ematopoietiche, quelle che potrebbero avere un potenziale riparativo. Sono stati fatti diversi studi con le staminali mesenchimali e neurali. La ricerca sulle staminali mesenchimali oggi ha avuto una battuta d’arresto mentre la ricerca sulle staminali neurali sta facendo grandi passi avanti: nel 2023 sono stati pubblicati alcuni risultati di sicurezza sugli uomini e dovrebbe partire la sperimentazione per capirne l’efficacia riparativa sulla mielina
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