Lui è Simone. Vive a Mantova. Studia Architettura. È un uragano di energia. Si alza presto, corre in università, poi al lavoro, infine fuori con gli amici. Non ascolta e non guarda in faccia nessuno. Prima viene lui, poi tutti gli altri. È il 2008. Simone ha 24 anni. Rimane coinvolto in un tamponamento. Niente di grave, ma il medico insiste per fare degli esami, c’è un tremore che non lo convince. Dopo una serie di controlli spunta fuori un nome. Sclerosi multipla. Simone non si scoraggia. Ok, ditemi cosa devo fare e risolviamola in fretta, che ho da fare. Il medico è costretto a ripetergli più volte che la sua vita sta per avere una brusca frenata. Simone ride. Se non può vivere come dice lui, allora non è cosa. Si chiude in casa, non ascolta nessuno, è accecato dalla rabbia. I mesi scorrono. È sera, Simone è sul balcone, il suo volto riflesso sul vetro gli dà la nausea. È la faccia di un perdente. Distoglie lo sguardo, lo punta dentro di sé. Non è la malattia che gli sta dando dei limiti. Simone stringe i pugni. La rabbia diventa grinta, voglia di rimettersi in gioco. Un passo alla volta riprende a camminare. La nuova vita è più lenta, meditata, faticosa. Simone è costretto a darsi nuove regole, riposa quando il corpo lo chiede, accetta aiuto da chi glielo offre, impara a chiederlo senza sentirsi un debole. Mette il freno e si gusta il paesaggio. Gli piace sentire il vento sulla faccia, il suono della pentola sul fuoco, la risata di un amico. Di colpo la sua esistenza diventa più interessante, perché ogni istante è prezioso. Oggi Simone ha 38 anni. Ha guardato oltre se stesso, oltre i suoi bisogni e si è scoperto più ricco. Fa tanto volontariato, perché si ama, e ama gli altri. Qualche tempo fa, mentre era in palestra, ha conosciuto Gloria, una ragazza tenace e determinata. Si è immerso in lei perché gli tiene testa, lo stimola, lo completa. Non lo tratta come un disabile, ma non dimentica che lo è. Gli ha fatto riscoprire il bello della condivisione, e ora non ha bisogno d’altro.