"Ero una bambina indipendente e monella. Quando mi dicevano che non potevo fare una cosa, rispondevo con una pernacchia. Facevo tanto sport, amavo il judo, avevo energia da vendere. In terza media mi sono accorta che qualcosa non andava. Non mi sentivo più padrona del mio corpo. Ho lasciato judo, ma ho continuato a fare ciclismo, non volevo fermarmi. Verso i 22 anni ho scoperto che avevo la sclerosi multipla. Il fidanzato mi ha mollata, mi hanno detto che dovevo rinunciare a qualunque tipo di sport. Ho chiuso i miei sogni nel cassetto. Ero incavolata con il mondo intero. Finché un giorno è piombato nella mia vita uno strano mezzo: l’handbike. All’inizio ero restia, poi sono balzata su, ho dato due inforcate belle toste e il mio cuore ha preso il volo. Mi sono innamorata del gesto, del vento sul viso, della fatica di usare sole le mani. Sono tornata quella bambina indipendente e monella. Ho vinto numerosi premi, tante vittorie che non sento solo mie, ma di tutte le persone con la sclerosi multipla. Il ciclismo è uno sport di fatica, mi dicevano che era impossibile. Ho fatto una pernacchia ai limiti, e non mi sono più voltata". Lei è Roberta Amadeo, campionessa mondiale di handbike e presidente di Aism Como. Dopo la diagnosi di sclerosi multipla ha fatto della motivazione il doping della sua vita. Ripete sempre che i sogni nel cassetto fanno la muffa, è meglio tirarli fuori.