
Lui è Maurizio. Vive a Capaccio Paestum, in Campania. Ha 8 anni. Il padre e il fratello sono dei musicisti, la casa è piena di strumenti. Maurizio pesta sulla batteria, pigia i tasti del pianoforte, scorre le dita sulla chitarra. A ogni nota gli sembra di correre, volare nel cielo infinito. Si sente vivo. Cresce, ha 17 anni. Maurizio si dedica anima e corpo alla chitarra, pubblica il suo primo cd, registra dei brani con un importante disc jockey, arriva alle finali dell’Accademia della canzone di Sanremo. Gira l’Italia, si diverte, e quando si rende conto che di sola musica non può vivere, trova un lavoro e si sposa. Intanto non smette un solo istante di comporre. La vita scorre serena. È il 2020. Maurizio ha 43 anni. Sente degli strani formicolii nel corpo, fatica a muoversi. Fa un controllo, così, per sicurezza. Signore, mi dispiace, ha la sclerosi multipla. Maurizio resta immobile, vuole mostrarsi forte, ma il cuore scoppia nel petto. D’improvviso cala il buio. Resta solo un’immagine, nitida, agghiacciante. Quella di una sedia a rotelle. Maurizio ha paura. Si chiude nel silenzio. Cosa ne sarà di lui, del suo futuro, della sua vita. Più ci pensa, più sente che sta sprofondando in un baratro. Raschia le pareti con le unghie, cerca qualcosa, un appiglio. Reagisce d’istinto. Afferra la chitarra, chiude gli occhi. Le note scorrono sotto le sue dita. Maurizio corre, vola sui tetti, poco alla volta la tristezza scivola via. Si ritrova in un luogo pieno di pace. Riapre gli occhi, sorride. Ha composto una canzone meravigliosa, e si sente invaso da una voglia matta, primordiale di vivere. Oggi Maurizio ha 45 anni. Lavora, suona, è circondato da persone che gli vogliono bene, non sa cosa farebbe senza la moglie Angela. Affronta le sfide con serenità, non si chiede perché. Il suo unico desiderio è correre, volare, vivere.