Negli anni Settanta ero studente di Medicina, facevo volontariato, avevo mille impegni. Sono entrato in Aism su invito di un amico. Mancava tutto: non c’era la riabilitazione, nessuna assistenza o indicazione su come affrontare nel quotidiano la malattia, di cui si sapeva ancora poco. Ho conosciuto giovani costretti a lasciare gli studi, intere famiglie che non sapevano come vivere dopo la diagnosi. Mi sentivo malissimo. Ho capito che c’era un grande bisogno di risposte concrete. Mi sono adoperato in tutti i modi per trovarle. Visitavo le persone a casa, ascoltavo le loro necessità, facevo in modo che avessero coperte, pacchi alimentari, tutto il necessario. Traducevo manuali pratici dall’estero, rispondevo al numero verde per dare informazioni, anche la notte di Natale. Ogni volta che qualcuno mi diceva questa cosa non c’è, questa non si può fare, io rispondevo non importa, facciamola. Avevo entusiasmo e fiducia nel futuro. Ogni sforzo aveva senso nel momento in cui guardavo una persona negli occhi per dirle: si può fare. Mi dava tanta soddisfazione, e mi spronava ad andare avanti. Sogno il giorno in cui ci troveremo al bar a chiacchierare, sapendo che la sclerosi multipla non è più un problema.
Lui è Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e volontario Aism da quasi cinquant’anni. Ha iniziato quando la sezione di Genova era solo una piccola stanza con qualche sedia. È rimasto perché non poteva voltarsi dall’altra parte. Nel 1986 ha inaugurato il primo Bando per la ricerca sulla sclerosi multipla che ha consentito di finanziare progetti innovativi per conoscere e affrontare meglio la malattia, di formare giovani ricercatori italiani, oggi tra i migliori al mondo. Il Bando ha permesso di dare delle risposte concrete, come farmaci, strumenti diagnostici e riabilitativi. Ancora oggi è uno strumento fondamentale per aiutare le persone con sclerosi multipla a vivere, nonostante la malattia.