Lei è Cinzia. Vive a Luino, in Lombardia. È una persona attiva, solare. Lavora come assistente alla poltrona in uno studio dentistico, è sposata, ha una figlia. È il 2010. Cinzia è incinta. La gioia sarebbe immensa, se solo non avesse un fastidioso dolore alle gambe. Cerca di non pensarci, intanto si gode il pancione che cresce. Il parto fila liscio, Virginia nasce in poco tempo.
Cinzia è felice, ma quel dolore non passa. Fa tanti esami, alla fine il medico ha gli occhi lucidi. Signora, mi dispiace, lei ha la sclerosi multipla. Cinzia barcolla, incrocia gli occhi smarriti del marito mentre le sue bimbe si tengono la manina. Si aggrappa alla sedia, si rimette in piedi, sorride. Va bene, adesso però ho un battesimo da organizzare. Spadella tutto il giorno, e fa una festa con i fiocchi. Il marito è preoccupato. Tesoro, hai capito che sei malata? È una cosa seria, che facciamo? Cinzia scoppia a ridere. Viviamo, che altro?
I mesi passano. Cinzia cammina male, prende il bastone, chiede alla figlie di riempirlo di colori e lo sfoggia con orgoglio. Va in città, al mare, si avventura nelle stradine di montagna, ogni tanto cade, ci ride su. Arriva il momento.
I medici cercano la maniera più delicata per parlare di carrozzina, non deve vergognarsi. Cinzia scoppia a ridere. E perché mai dovrei? Il tempo passa. La malattia galoppa, Cinzia corre più forte. Partecipa alle maratone, non rinuncia alla patente, lascia il lavoro ma è più impegnata di prima. Scarrozza le bambine, cucina, con una mano tiene il deambulatore, con l’altra l’aspirapolvere. Quando si ferma, e la paura del futuro si fa sentire, Cinzia si fa un bel pianto, poi ricomincia a correre.
Oggi Cinzia ha 49 anni, ha una bella famiglia, delle amiche, una casa. È felice. Ha una compagna di viaggio scomoda, ma va dritta per la sua strada. E quando trova un ostacolo, se non può scavalcarlo, ci passa a fianco.